RealForce R2 Limited Edition
Switch Topre, barra in PBT e tecnologia APC. What else?
La scheda tecnica della RealForce R2 Limited
Edition di
PFU - importata in Europa ed Italia da fine 2019 - parla da sola e chiarisce ogni aspetto. È
costosa,
anzi lussuosa, ma è unica. Si recensisce da sé perché chi non la conosce e chi non ha interesse
verso questi dispositivi non la prenderà in considerazione. Punto. A chi si coccola per averla sulla
scrivania, e sta cercando una scusa per giustificare i 299 euro necessari, confermo
tutto quel che
si scrive e si discute nell'infosfera: è da avere - o, almeno, da provare sul serio. Di conseguenza
questa recensione non cercherà di convincervi ma di dare quelle informazioni utili a chi sente
venire su quel tock tock smorzato degli switch Topre e a chi si sogna, perché capita di farlo,
quella resa lì.
SCHEDA TECNICA
SwitchTopre da 45 grammi IlluminazioneNo (non predisposta per LED) LayoutTKL o Full Size / ANSI-US / 87 o 108 tasti Keycaps e SpacebarPBT / Dye-Sub / Profilo Step Sculpture ConnettivitàUSB-A 2.0 / Cavo fisso a 3 uscite FunzioniFull NKRO / APC: regolazione del punto di attuazione tra 1.5, 2.2 e 3 mm (individuale) ProgrammabileForse (software non ancora disponibile) Batteria1800 mAh / 120 ore stimate Telaio142 x 369 o 455 x 30 mm / 1100 o 1400 grammi ConfezioneEstrattore / Keycaps / Mascherine insonorizzanti in spugna da 2 e 3 mm Prezzo di venditaCirca 299 euro zSwitch e APC
Io mi trovo bene con gli switch Topre. L'ho scritto ai
tempi
della recensione ad Happy Hacking Keyboard 2 e l'ho
confermato diverse volte qua e là. Ma la vecchia
RealForce 87u, il modello con forme meno rigide di questa, più cicciotte e più ingombranti, non mi
aveva
convinto; quell'edizione usava switch del peso diverso a seconda della posizione dei tasti (più
morbidi, da 30 grammi, sui tasti da premere con il mignolo e più duri, da 45 grammi, sui tasti
centrali) per una resa finale straniante. Meno affaticante, forse, ma inusuale. La PFU Limited
Edition venduta in Europa, al contrario, usa switch Topre da 45 grammi su tutto il
layout, ed è prodotta in modo da rendere più silenzioso il loro suono. In Giappone sono vendute
varianti con tutti 30 e tutti 55 grammi.
C'è dell'altro: il sistema APC (Actuation Point Changer). Serve a cambiare il punto
di attuazione tra 1.5, 2.2 e 3 mm. Si può fare a livello globale con una combinazione di
tasti (la
tastiera ci avverte con LED colorati di, in sequenza, blu, verde e rosso) oppure per ogni singolo
tasto dal software per Windows (e solo per Windows, purtroppo). Con APC si riesce ad attivare il
tasto con una
pressione più lieve o più profonda. Quindi nei giochi, per dire, posso preferire un tasto più
reattivo (1.5 mm) mentre nella scrittura prolungata un tasto meno sensibile (3 mm). Questo cambia
anche il tempo di risposta e il lag tra la pressione e la ricezione sul sistema
operativo; l'impostazione 1.5 mm ha il lag minore. È roba di millisecondi quindi serve un dito
allenato per avvertire la differenza,
ma io preferisco la regolazione a 1.5 mm perché ho una certa preferenza, da sempre, verso switch
leggeri, fluidi e molto sensibili.
A volermi mettere nelle dita di un utente interessato quanto me, ma più versatile nelle intenzioni d'uso, posso scrivere che manca un sistema per programmare la tastiera, open-source tipo GMK o proprietario che sia, così come un cavo separato dal telaio anziché fisso (chi spende 300 euro per una RealForce R2 ha probabilmente un cavo da 40 euro da abbinare, e non solo per gusto estetico ma probabilmente funzionale al suo setup) e delle legende più chiare nella versione nero carbone (è estrema al punto da essere sconsigliata: a quel punto, meglio dei keycaps senza scritte, blank).
In tutto il resto, dalla costruzione interna alla fabbricazione dei keycaps, dalla loro porosità alla barra in PBT, dal suono sordo al rimbalzo degli switch. Ho trovato comodo il tastierino numerico in seconda battuta della versione TKL, e l'inclinazione dei piedini. Il profilo Step Sculpture (conviene guardare le foto per capire come è fatto) asseconda la scrittura e trattiene i polpastrelli appena si appoggiano sui tasti anche senza poggiapolsi. Il bordo frontale della RealForce R2, quello che abbiamo davanti mentre scriviamo, è più basso del solito e questo fa raggiungere meglio i tasti. Io continuo ad usarla con un poggiapolsi in legno, ma attenzione perché le dimensioni del telaio sono appena più grandi di una TKL - e sono convinto che quel mezzo centimetro sarà la pena di tanti perfezionisti dell'home-setup. Ma tant'è; conviene iniziare a costruire poggiapolsi in casa, visto il prezzo di quelli di qualità.
Conclusioni
Chiudo come ho iniziato. Non sarò io a consigliarvi di
spendere 300 euro per una tastiera; a chi è già interessato dico di provarla, perché è unica e
perché è proprio come la si descrive. Agli altri consiglio di valutare modelli più economici e meno
settoriali (ho in arrivo una iQunix F96 Sky City, forse una perfetta via di mezzo) e di evitare
cinesate sotto i 100 euro (come le MagicForce, certe Akko, tutti i modelli da gaming di marca, le
Keycron, e
potrei continuare; meglio puntare sull'usato o sulle Durgod se proprio non si vuole restare sui
soliti Varmilo, Leopold, Flico eccetera eccetera) così come le tastiere non meccaniche di Apple, di
Logitech, di Satechi. Spendere in una tastiera di qualità è un investimento per la vita, al pari di
un monitor o della GPU, e più del processore, della RAM e del disco. Una tastiera come la RealForce
R2 vi porta alla pensione - se nel mentre il COVID-19 non risolve alla base tutti i nostri problemi.